Quando parliamo di allergia pensiamo a singoli alimenti o pollini. In realtà, esistono famiglie di proteine chiamate panallergeni, presenti in molte specie vegetali e capaci di innescare risposte crociate tra fonti diverse. Per questo una persona allergica a un polline può avere sintomi anche con alcuni frutti, e viceversa.
Le profiline sono l’esempio più noto: piccole proteine molto conservate, diffuse in numerose piante. Possono determinare positività a molti test allergologici anche senza sintomi, che quando compaiono si limitano per lo più alla sindrome orale allergica o SOA (generalmente prurito al cavo orale) dopo consumo di frutta o verdura cruda. Sono però fragili e raramente causano reazioni gravi.
Le PR-10 hanno un ruolo di difesa vegetale. La più nota è Bet v 1 della betulla, prototipo della “sindrome betulla-mela”: nei Paesi del Nord, chi è allergico al polline manifesta fastidi anche con mela, pesca, kiwi, carota o sedano. I sintomi sono di solito orali, poiché le PR-10 sono facilmente inattivate da calore e digestione.
Le nsLTP (non specific Lipid Transfer Proteins), al contrario, sono estremamente resistenti e possono causare reazioni sistemiche anche gravi, fino all’anafilassi. Pru p 3 della pesca è l’allergene alimentare più rilevante del Mediterraneo. La sensibilizzazione alle nsLTP può coinvolgere molti alimenti vegetali, in una “sindrome da nsLTP” tipica dell’Europa meridionale, spesso aggravata da cofattori come esercizio fisico, alcool o FANS.
Le GRP (Gibberellin-Regulated Proteins), come Pru p 7 della pesca, hanno funzione antimicrobica e sono presenti anche in agrumi e melograno. Possono indurre reazioni sistemiche e mostrano un legame con l’allergia ai pollini delle Cupressaceae, delineando nuovi scenari di cross-reattività.
Le ciclofiline sono proteine diffuse in piante, pollini, alimenti e funghi. La sensibilizzazione è frequente ma il significato clinico resta incerto: possono generare positività ai test senza sintomi, rendendo più complessa la diagnosi.
Le PR-1 sono glicoproteine vegetali stabili, prodotte in risposta a stress. Alcuni membri, come Cyn d 24 (erba canina), Art v 2 (artemisia), Pru p 9 (pesco) e Cuc m 3 (melone), sono stati identificati come allergeni. Possono contribuire a sindromi polline-alimento, in particolare con melone, ma la loro rilevanza clinica è ancora in definizione.
Le TLP (Thaumatin-like Proteins), molto stabili, sono presenti in frutti (mela, pesca, ciliegia, peperone, kiwi, banana) e in pollini (olivo, cedro, cipresso). Provocano per lo più SOA, ma sono stati descritti casi di anafilassi con kiwi, banana e kaki.
Infine, le defensine, piccole proteine antimicrobiche, hanno un ruolo importante nell’allergia respiratoria (Art v 1, Amb a 4) e sono state individuate anche in alimenti come arachidi, sedano e soia, suggerendo un coinvolgimento nelle sindromi polline-alimento.
In sintesi, i panallergeni sono i “nodi della rete” dell’allergia: molecole condivise da pollini, frutti e verdure che spiegano reazioni inaspettate e sensibilizzazioni multiple. Conoscerli significa disporre di strumenti diagnostici più precisi e terapie più personalizzate, migliorando la qualità di vita dei pazienti.
Articolo a cura di Gabriella Cusa, Enrico SCALA
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