Le allergie sono delle reazioni avverse scatenate da diverse fonti allergeniche, quali pollini, acari, muffe ambientali, epiteli animali, imenotteri, alimenti e farmaci. La ricerca scientifica degli ultimi 20 anni ha portato alla conoscenza delle molecole contenute all’interno delle varie fonti allergeniche in grado di attivare la reazione immunologica che porta alla produzione delle IgE, che sono gli anticorpi che scatenano la reazione allergica. Queste molecole vengono chiamate allergeni. La fonte allergenica, quindi, è un contenitore che può contenere al suo interno più allergeni (Figura 1).

Una nuova diagnostica: l’allergologia molecolare
L’identificazione dei vari allergeni e la possibilità di averli a disposizione, sia con tecnologie molecolari sia per estrazione diretta dalla fonte allergenica, ha portato all’allestimento di nuovi test diagnostici in grado di identificare la presenza di IgE verso le singole molecole e non solo genericamente verso la fonte allergenica, come è in grado di fare la diagnostica tradizionale (prick test o dosaggio IgE specifiche con estratti allergenici). Tale tipo di diagnostica è chiamata allergologia molecolare e ormai è diventata un mezzo imprescindibile nella diagnosi delle allergie.
Ma quali sono i vantaggi di questa diagnostica? Cosa cambia rispetto a quando non era disponibile?
Diagnosi delle malattie allergiche sempre più precise
Tramite la diagnostica molecolare è possibile distinguere quelle che sono le vere sensibilizzazioni dalle reattività crociate e ciò è particolarmente importante quando si deve prescrivere una immunoterapia specifica, che, come noto, è l’unica terapia in grado di agire sulla causa dell’allergia e quindi di modificare la storia naturale della stessa. Ci sono ad esempio soggetti che con la diagnostica tradizionale risultano apparentemente positivi a tutti i pollini, ma che dopo la diagnostica molecolare risultano primariamente sensibilizzati solo a uno o due pollini, mentre le altre apparenti positività sono dovute a sensibilizzazioni a molecole presenti in tutti i pollini (panallergeni). In questo caso, quindi, potrà essere proposta, con buona probabilità di successo, una immunoterapia verso il polline responsabile della sensibilizzazione primaria. Con la diagnostica tradizionale non è possibile arrivare a tale precisione nella definizione del profilo allergologico del paziente, con la conseguenza che può essere persa l’opportunità di una terapia mirata per la sua allergia.
La diagnostica molecolare per predire la gravità delle allergie alimentari
Il campo, però, in cui la diagnostica molecolare oggi è assolutamente imprescindibile è quello delle allergie alimentari. Abbiamo imparato a conoscere, infatti, che alcune delle molecole responsabili di allergie alimentari sono labili ai succhi gastrici e al calore, mentre altre sono stabili. Se una persona è sensibilizzata alle prime al massimo avrà sintomi lievi (prurito al cavo orale e/o lieve gonfiore labiale o linguale) che in genere si risolvono spontaneamente nell’arco di 20-30’, e soprattutto potrà assumere gli alimenti responsabili dei sintomi se preventivamente trattati al calore (cotti, tostati o pasteurizzati). Nel caso di sensibilizzazione a molecole gastro- e termo-stabili, invece, i sintomi possono essere più gravi, fino ad arrivare all’anafilassi. In questo secondo caso l’alimento andrà escluso completamente dalla dieta e l’allergologo valuterà se fornire il paziente di adrenalina autoiniettabile, che è il farmaco salvavita da usare in caso di anafilassi da assunzione accidentale dell’alimento. La diagnostica molecolare, quindi è in grado di predire la gravità della reazione e ciò è essenziale per dare corretti consigli dietetici (Figura 2, esempio della pesca).

L’importanza dello specialista allergologo
Da quanto sopra, quindi, la diagnostica molecolare, vero esempio di medicina di precisione, ha rappresentato una rivoluzione nell’approccio diagnostico delle malattie allergiche con ricadute pratiche molto importanti nella terapia delle allergopatie.
Ad oggi sono conosciute oltre un migliaio di molecole, di cui disponibili per la diagnostica oltre un centinaio. Il dosaggio delle IgE specifiche verso tali molecole può essere eseguito con metodi chiamati singleplex, in grado di dosare le singole molecole una alla volta, o con metodi multiplex, in cui è possibile dosare in una unica soluzione oltre 100 molecole. I due sistemi non sono fra loro alternativi, ma la scelta dipende dal quadro clinico del paziente. È importante, però, che siano gestiti dallo specialista allergologo con competenze in diagnostica molecolare e in grado di interpretare correttamente i risultati, al fine di evitare diagnosi errate e consigli terapeutici impropri.
Articolo a cura di Danilo Villalta, Responsabile SSD di Immunologia e Allergologia, Presidio Ospedaliero S. Maria degli Angeli, Pordenone

